Fui molto colpito dall’introduzione, che stimolò in me il desiderio di approfondire il passato del mio paese. Soprattutto di quella parte del paese che molto spesso non viene ricordata nei libri, di quella parte anonima e silenziosa che è stata per secoli il caposaldo della nostra comunità.
Così scrive l’autore: “altro elemento importante e fondamentale della nostra società è costituito dalle testimonianze dell’antica civiltà contadina, che andrebbe adeguatamente indagata e valorizzata, facendo conoscere la vecchia struttura agraria con le antiche masserie, i prodotti della terra, l’alimentazione frugale delle generazioni passate, povera ma genuina, i tradizionali lavori agricoli, i costumi, le usanze, i riti propiziatori e la religiosità (…)
Vogliamo dire ai giovani, soprattutto ai giovani della campagna, di essere sempre fieri ed orgogliosi delle loro origini contadine, tenendo presente che la nostra è stata ed è tuttora prevalentemente una comunità socialmente ed economicamente contadina. In loro, più fortunati dei propri avi analfabeti e culturalmente dipendenti da pochi “scolasticamente più dotati”, vogliamo stimolare una consapevole presa di coscienza e il desiderio di conoscenza e approfondimento delle nostre popolazioni, delle piccole-grandi cose che hanno fatto, di ricercare e valorizzare il nostro passato, quale antidoto ad una certa indifferenza, ad una certa disintegrazione delle coscienze provocata dalla civiltà dei consumi e, nelle nostre zone, anche da alcuni perversi effetti finanziari del terremoto (…)
La presente pubblicazione vuole essere anche un omaggio e un meritato e doveroso riconoscimento a tanti nostri concittadini, che per secoli hanno vissuto in queste contrade accompagnati da duro e faticoso lavoro eppure, quando costretti ad emigrare, hanno portato con sé non solo le loro doti di laboriosità ed ingegno ma anche una insopprimibile nostalgia per il luogo di origine (…)
Molti dei nostri emigrati, soprattutto quelli di prima e seconda generazione, non hanno smarrito il senso profondo della loro appartenenza ad una comunità e ad una cultura contadina e quindi delle proprie radici".
"La cultura italiana - scrive Rocco Scotellaro - sconosce la storia autonoma dei contadini, il loro più intimo comportamento culturale e religioso, colto nel suo formarsi e modificarsi presso il singolo protagonista. Chi volesse, pertanto, assumere il singolo contadino come protagonista della sua storia, dovrebbe impostare la ricerca secondo la via più diretta dell'intervista e del racconto autobiografico".
Uno degli obiettivi di questo sito consiste nel raccogliere le testimonianze delle persone di Guardia Lombardi, soprattutto di quelle più anziane. Esse, infatti, rappresentano la memoria storica del paese, la testimonianza di ciò che il paese è stato.
Nuto Revelli, nel libro "Il mondo dei vinti", scrive: "i miei interlocutori più validi sono i vecchi, perchè sanno. I vecchi sono narratori e attori straordinari. Accettano sempre il dialogo, hanno fame di parlare. Quando li incontro per caso mi parlano del vento e della pioggia, della campagna che va a perdere, della miseria antica che era ugualglianza. Con la nostalgia dei vent'anni mi dicono: nella miseria la gente era allegra, cantava. Una fetta di polenta, una manciata di castagne, e venivano su come querce, il lavoro non spaventava
Secondo me i libri di Revelli "Il mondo dei vinti" e "L'anello forte" ed i suggerimenti di Scotellaro sono la strada da seguire. Occorre raccogliere le testimonianze degli anziani e trascriverle così come sono raccontate senza distorcerle. Occorre salvare le espressioni dialettali più significative. Occorre riscrivere un'altra storia, quella dei vinti.
da qualche parte ho letto che un paese senza storia è un paese senza futuro..e allora cerchiamo di far rivivere la Ns Guardia che di storia ne ha e tanta solo che è nel dimenticatoio
RispondiEliminaraccogliere le testimonianze e transciverle è un lavoro che richiede molto tempo, difficile da fare per chi non risiede più a Guardia. Comunque io suggerirei di raccogliere anche le testimonianze di chi vive lontano da Guardia e avesse voglia di raccontare la propria esperienza. Un saluto a tutti i paesani
RispondiEliminaHo letto le testimonianze riportate nei libri di Revelli, fanno capire molto bene il modo di vivere dei contadini delle Langhe dall'inizio del secolo scorso in poi. Peccato però che non c'è stato nessuno che abbia fatto lo stesso lavoro per i contadini del Sud
RispondiEliminaSono stati scritti molti libri su Guardia, sul sito del comune sono elencati
RispondiEliminabeh li ho letti tutti..
RispondiEliminadei contadini del sud hanno scritto Silone in Fontamara, Levi in Cristo si è fermato a Eboli, Scotellaro in Contadini del sud
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