Presentazione del sito

L’attaccamento alle mie radici e l'amore per la mia terra mi hanno indotto a creare questo sito.

Molto spesso ci si rende conto dell’importanza che riveste il proprio paese d’origine solo se si è “costretti” a vivere lontano. La nostalgia dei momenti vissuti con gli amici di sempre, dei luoghi, degli odori e degli affetti è un sentimento inevitabile, che ti accompagna quotidianamente, con cui devi imparare a convivere.

Purtroppo, Guardia Lombardi non è in grado di offrire tutto ciò di cui un ragazzo ha bisogno, di opportunità per costruirsi un futuro gratificante. Questo aspetto suscita, in chi come me vive lontano, un sentimento di amore/odio verso il paese, di rabbia per non poter cambiare le cose, perché le cose dopo tanti anni non sono cambiate. I nostri nonni sono stati costretti ad andare via e la nostra generazione rivive lo stesso dramma. Noi non partiamo con la valigia di cartone e abbiamo sicuramente prospettive migliori, ma ci portiamo dietro la stessa malinconia per aver lasciato tutto ciò che, nel bene e nel male, ha fatto di noi le persone che siamo. Ci consoliamo solo con l’amara soddisfazione di essere riveriti altrove.

Ho scelto di chiamare il sito guardialombardinelmondo perché Guardia Lombardi non è solo il piccolo paese dell’Irpinia, i suoi confini si estendono a tutto il mondo, ovunque ci sia un guardiese emigrato che lo porta con se nel cuore.

Con questo sito propongo di ripopolare virtualmente Guardia Lombardi; di far rivivere storie, personaggi e luoghi del presente e del passato; di raccogliere testimonianze sull’emigrazione, sul lavoro contadino, sulla vita sociale e su qualsiasi altro aspetto che possa contribuire a mantenere viva la memoria di ciò che il paese è stato e sarà.

Chiunque condividesse lo scopo del sito può inviare il proprio contributo all’indirizzo e-mail guardialombardinelmondo@gmail.com

Come scrive Cesare Pavese, “Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

20 nov 2009

Museo sul Brigantaggio e l'Unità d'Italia

Il Comune di Sante Marie ha allestito, nei locali del restaurato Palazzo Colelli, "un Museo con documenti che ne esaltano le fierezza e la lealtà. E che consentono di cogliere le ragioni profonde del brigantaggio, che erano prettamente sociali".
Leggi tutto l'articolo.

19 nov 2009

Contadine... di oggi

Sembrerebbe che le contadine di oggi siano migliorate rispetto alle contadine del passato.

Guarda gli scatti sexy sul sito del TGCOM.

29 ott 2009

Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana

Nella ex Gipsoteca dell’Altare della Patria, a Roma, è stato realizzato il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana (MEI).

Percorso espositivo:

  • Le origini dell'emigrazione italiana;
  • L'emigrazione di massa (1876-1915);
  • L'emigrazione tra le due guerre (1916-1945);
  • L'emigrazione nel secondo dopoguerra (1946-1976);
  • Italiani nel mondo. Mondo in Italia (dal 1977 ai giorni nostri).
Visita il sito.

2 lug 2009

Il poeta "pazzo" di Guardia


Sul sito di Repubblica è pubblicato un articolo di settembre 2007 dal titolo “Il poeta che piaceva a Natalia. Una vita tra i muri di Collegno”.
Il poeta è Felice Fischetti, nato a Guardia Lombardi nel 1931 e morto nel 2005. Nella vita è stato “carrettiere e contrabbandiere nell' Italia degli anni Quaranta, minatore in Belgio e in Francia, soldato della Legione Straniera in Algeria” ed operaio in una fabbrica della Barriera di Milano, per poi finire, a causa di disturbi mentali, nel manicomio di Collegno.

Una delle sue poesie recita così:

Io sono un poeta di uccelli smarriti
chi piangono la morte chi piangono la via
io sono la via di tante tristezze
di uccelli beati che sono dolcenti nelle voce pacate
che nell' aria tormenta si vede parlare
le voce schiarite degli uccelli beati/le voce vedano sui prati
(...)
Il silenzio dell' amore è il silenzio dell' usignolo è una voce pacata
che ristora nel frammento nel vuoto dello spazio
e della via silenziosa

Non mi è stato possibile reperire ulteriori notizie. Per leggere l’articolo di Repubblica clicca qui.

5 mag 2009

Tradimento al mulino

Sul sito http://www.carife-av.it è riportata la vicenda di un tradimento consumato presso il mulino di Carife. I protagonisti sono una donna guardiese e un giovane mugnaio di Carife. Se la storia sia vera o frutto della fantasia non si sa...


"Si narra di un giovane mugnaio che, invaghitosi di una bella e giovane contadinotta, cliente un giorno del suo mulino, le mise gli occhi addosso e, una volta accortosi della sua “disponibilità”, decise…di farle la festa. Con vari pretesti ritardò la molitura del grano, aspettando che arrivassero, complici, le prime ombre della sera. La bella donna partì finalmente con il suo asino carico di profumata farina verso il vicino territorio di Guardia dei Lombardi, sperando in cuor suo che il focoso e ardimentoso giovane “mulinaro”, che non le era certo indifferente, osasse di più e la raggiungesse strada facendo: così fu. Mentre l’asino, col suo prezioso carico, attendeva paziente e tranquillo legato ad un olmo brucando l’erba, i due si “ infrattarono” al chiaro di luna, accompagnati da mille lucciole; la bella e procace campagnola, “ianca e rossa cum’ a na c’rasa”, sebbene regolarmente e felicemente sposata, concesse ben volentieri le sue grazie al giovane mugnaio: i grilli lanciavano i loro cri-cri d’amore ed il malinconico chiuuuu…di un assiolo si perdeva lontano, nella notte serena…In seguito però i parenti di lei lo vennero a sapere ed il marito giurò tremenda vendetta. La cosa però non gli riuscì: il giovane “cornificatore” andava frequentemente a ballare, come tanti ragazzi di Carife, nelle masserie di Guardia dei Lombardi, dove non mancavano certo le belle ragazze, che spesso finivano per sposare proprio un Carifano. Una sera, consapevole dei rischi che correva (le minacce infatti erano già arrivate alle sue orecchie), si presentò al ballo in buona compagnia e uno dei suoi amici aveva addirittura un fucile.Il marito di lei alla fine, “cornuto e mazziato”, dovette sottostare anche agli scherzi che l’allegra compagnia gli riservò durante tutta la serata trascorsa tra “tarantelle” e “batticuli”, cosa nella quale le ragazzone “guardiole” erano incontrastate ed esperte maestre: ci si ritirava a notte fonda a casa con il “lato B” pieno di lividi, causati dalle micidiali e ben assestate “culate” e “ancate”delle ragazze, che fin da piccole apprendevano quest’arte dalle loro mamme e dalle loro nonne".

24 apr 2009

Il contadino "cafone"


Spesso mi è capitato di assistere alla scena in cui viene dato del “cafone” ad una persona che si esprime in modo incivile e rozzo. Non ho mai condiviso il senso di questa espressione perché vuole significare “sei come un contadino che per definizione è incivile e rozzo”. Il termine è, infatti, utilizzato in senso dispregiativo ed offensivo per paragonare l’atteggiamento sbagliato di una persona a quello che normalmente avrebbe un contadino. Forse è vero che il contadino ha tenuto spesso un modo di fare aggressivo ed esagerato ma, è anche vero che questo atteggiamento è stato la risposta ad una condizione di vita molto dura, l’unico modo per combattere soprusi ed ingiustizie evidentemente non fronteggiabili con altri mezzi.

Secondo l’enciclopedia libera Vikipedia:
“l'origine del termine è incerta; molti dizionari (come lo Zingarelli) la danno per sconosciuta.
  • È però popolare la seguente interpretazione: nell'entroterra del basso Lazio, ai confini con la Campania, intorno al 1400, quando nei comuni del Frusinate o del Casertano arrivavano gli abitanti dei villaggi montani delle zone adiacenti, con delle funi arrotolate intorno alla spalla o alla vita, per acquistare il bestiame nelle fiere, questi venivano identificati dagli abitanti locali come quelli co' 'a fune. Da qui, il termine.
  • Quest'interpretazione non gode di credito presso gli studiosi di etimologia, che danno come più probabile una derivazione dal latino 'cabònem (da cabo-onis, "cavallo castrato") oppure dal nome di un centurione romano di nome Cafo.
  • Due anni dopo la morte di Cesare (15 marzo 44 a.C.), venne dedotta in Benevento (42 a.C.) una colonia di veterani che aveva combattuto col dittatore un po' dovunque, dalla Gallia, alla Bretagna, nella Spagna, in Gracia ed in Egitto. La deduzione fu voluta da Antonio collega del consolato di Cesare ed ora rivale del suo erede Ottaviano e fu guidata da Lucio Munazio Planco che si orientò verso Ottaviano quando gli eventi si volsero propizi a quest'ultimo.Fra gli invitati a distribuire i nuovi lotti nell' agro pubblico del Sannio e della Campania, operò un rozzo centurione di nome Cafo che si insediò con i suoi nel territorio di Capua dove prese a spadroneggiare. E dovettero essi apparire rozzi e villani a quei campani che conservavano la luce di una vetusta civiltà ed il culto per l'eloquenza, la poesia, la musica ed il canto "Cafones" furono i seguaci di Cafo ed il nome penetrato nell'uso popolare si diffuse nelle altre città del Mezzogiorno dove è adoperato per indicare persone poco use alla vita cittadina, ma soprattutto di modi inurbani e rozzi”.
Il termine, qualunque sia l’origine, in principio non era utilizzato in senso offensivo ma indicava una condizione di vita difficile ma certamente dignitosa.

L’attribuzione di un significato offensivo al termine si ha a partire dall’unità d’Italia, ad opera dei piemontesi che definiscono cafoni in senso dispregiativo i contadini, i braccianti ed i pastori del Sud poiché si trovano in una condizione sociale ed economica assai diversa rispetto a quella in cui si trovano a vivere gli abitanti del Nord.
Da allora, il termine cafone ha perso il significato nobile originario di “contadino” e di “persona di condizione umile” ed ha assunto quello di “persona spregevole, ignorante e maleducata”.

Condivido pienamente quanto scritto, più di mezzo secolo fa, da Ignazio Silone nel libro Fontamara: “io so bene che il nome di cafone, nel linguaggio corrente del mio paese, sia della campagna che della città, è ora termine di offesa e dileggio; ma io l'adopero in questo libro nella certezza che quando nel mio paese il dolore non sarà più vergogna, esso diventerà nome di rispetto, e forse anche di onore".

21 apr 2009

Guardiese condannato a morte per l'omicidio di un compaesano

Un lettore del blog ha segnalato la vicenda di due guardiesi pubblicata sul blog “europa-mente”. L’articolo in questione narra la vicenda di Francesco Giallanella condannato, nel 1817, alla pena di morte per aver ammazzato il compaesano Saverio Pugliese il 15 giugno 1816.

Non è saputo se la condanna sia stata eseguita e nell'articolo si avanza l'ipotesi che "possa essere proprio lui quel Francesco Giallanella, brigante della banda Schiavone, che bruciò la masseria di un liberale di Guardia nel 1862, (...) che la fece in qualche modo franca".